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Il restauro della Cappella di S. Silvestro in "Cultura e società" di Emanuela Campanile 12 giugno 2007

Completato a Roma, nel complesso della Scala Santa, il restauro della Cappella di San Silvestro

E' stato presentato oggi a Roma il restauro della Cappella di San Silvestro, parte integrante e fondamentale del complesso della Scala Santa. Il progetto è stato curato dal gruppo "Studio 3 Restauro Opera d'Arte" e finanziato dalla Getty Foundation in collaborazione con i Musei Vaticani, i Padri Passionisti e la Provincia di Roma. La Cappella è finalmente ritornata all'antico splendore, svelando anche il suo aspetto più inedito.
Ce lo descrive la restauratrice Antonella Giammusso nell''intervista di Emanuela Campanile:

R. – La superficie delle pitture era talmente scura e nera da non far vedere che cosa fosse rappresentato. Questo perchè durante i precedenti interventi di restauro, nell'‘800, erano state messe delle colle e degli oli ravvivanti, che lì per lì davano un effetto di verniciatura, di splendore, ma che poi si sono annerite e, inglobando il fumo nero delle candele, alcune parti si sono rese totalmente illeggibili. Si sapeva che c'erano dei paesaggi dipinti, ma non si vedeva cosa rappresentassero nella realtà, non si potevano vedere. Quindi, è stato un recupero fondamentale per questo e per l'unità della pittura, in quanto si temeva fossero molto più danneggiati di quanto in realtà fortunatamente non erano.

D. – Quanto tempo avete impiegato per riportare al suo antico splendore la Cappella?

R. – Il restauro è durato circa un anno e mezzo, perché ovviamente sono state fatte tante operazioni e soprattutto abbiamo lavorato in tutto l'ambiente.

D. – Si conosceva la firma dell'artista che ha dipinto i paesaggi che sono rappresentati?

R. – Bisogna tener presente che tutto questo "ciclo sistino", che decora l'intero santuario, ha un'esecuzione molto particolare, perché il santuario è stato pensato, costruito, decorato nel giro di due anni. In questo breve periodo hanno lavorato numerosissimi pittori. Noi sappiamo della presenza di 40 persone, di 40 pittori, ovviamente ognuno con mansioni diverse.

D. – Quindi, questo team a lavoro era numeroso. Invece, l'equipe dei restauratori?

R. – I restauratori erano in sette nel cantiere. Ovviamente, un'equipe coadiuvata da storici d'arte, chimici, fotografi, architetti, che ci hanno aiutato nel corso del lavoro.

E al microfono Emanuela Campanile, a spiegare in quali termini hanno collaborato i Musei Vaticani nei lavori di restauro è il direttore Francesco Buranelli:

R. – Il ruolo dei Musei Vaticani è stato molto semplice. Si è trattato di coordinare e di offrire una supervisione tecnico-artistica del patrimonio della Santa Sede. E' un ruolo, appunto, riconosciuto dalla legge sui beni culturali dello Stato della Città del Vaticano. Abbiamo quindi seguito, coordinato e supervisionato un'équipe di lavoro molto affiatata ed articolata che ha logicamente nei Padri Passionisti - che ebbero addirittura già dal Beato Pio IX l'affidamento del santuario - i committenti. Dell'équipe hanno fatto parte la Getty Foundation - i finanziatori cioè - e la società che ha eseguito i lavori di restauro, che noi abbiamo seguito e alla quale abbiamo dato delle indicazioni di metodo sull'intervento stesso.

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